Il Disegno di Legge Piantedosi-Nordio-Crosetto - DDL 1660 - si colloca in una linea spazio-temporale ben precisa. Anche se questa non è certo una novità, crediamo che qui valga quantomeno la pena ribadirlo per comprendere come spezzare questa traiettoria.
Il cosiddetto decreto sicurezza infatti è il logico proseguimento di una stretta securitaria che non nasce col governo Meloni ma che vede la sua genesi, con le caratteristiche attuali, almeno dal 2001, con i diversi pacchetti sicurezza. Non intendiamo tanto l’inasprimento delle pene, quanto piuttosto la creazione di specifici reati (quando il modo per punire quelle azioni ci sarebbe già) che creano figure sociali altrettanto specifiche definite e da considerare “pericolose” e “nemiche” - e d'altronde da un governo (post?) fascista non potevamo aspettarci una logica diversa da quella del “molti nemici, molto onore”: l’attivista per il clima che esagera (già individuati come “eco-vandali” nel decreto del gennaio 2024); il migrante che si permette di venire “a casa nostra”, rinchiuso per “detenzione amministrativa” nei CPR e si azzarda pure a ribellarsi; l’occupante di case “radical chic” o “fannullone” che non vuole lavorare e magari un giorno ci occupano casa nostra mentre siamo in vacanza; sindacalisti - di base - e lavorator* che fanno troppi scioperi, picchetti, “che chiedevano, pensi, di essere pagati”; detenuti a cui togliere il respiro che si permettono di protestare per le condizioni di carceri che sono sovraffollate per colpa loro. La cattiva madre (rom), che grazie all’articolo 12 non potrà più godere del rinvio obbligatorio della pena per le madri che hanno figl* minori di tre anni e/o che si trovano in stato di gravidanza. E naturalmente chi contesta le grandi opere, lo sviluppo sociale ed economico del paese.
Come Comitato Insostenibili Olimpiadi forse è in questa figura che ci riconosciamo di più, anche se ognun di noi è tant “delinquent” assieme.
Viene prevista infatti un’ulteriore circostanza aggravante dei delitti di violenza o minaccia, resistenza a pubblico ufficiale e altri simili illeciti se il fatto è commesso «al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica». Il riferimento chiaro è al movimento No Tav, ma, non essendo ben specificato se le infrastrutture olimpiche sono ritenute strategiche, neanche noi ci sentiamo così al sicuro.
Anche perché quel che ci reprime non finisce con questo decreto ma, come ci insegna quello che è successo da poco in Francia, le Olimpiadi sotto l’egida della pax olimpica portano ulteriori misure securitarie nei quartieri "riqualificati" e bonificati dalle fasce sociali popolari e cosiddette “marginali”, trattate come elemento estraneo e contraddittorio rispetto ai territori palcoscenico del grande evento sotto i riflettori mondiali - per poche settimane. In questo, si inserisce anche il rafforzamento dello strumento del DASPO urbano, introdotto a suo tempo dal democratico Minniti, come mezzo di governo della città, in capo ai sindaci.
Se nel tempo questa è la linea, nello spazio si tratta di collocarsi nella sempre più trasversale retorica e governance delle destre europee, non tanto e non solo di repressione, ma della creazione da un lato di un clima di paura e dall’altro del dipingere il dissenso come ostacolo allo sviluppo e alla crescita di un’economia in crisi permanente da oltre quindici anni Ciò che emerge, da un decreto purtroppo figlio della lunga tradizione nazionale del diritto penale del nemico, è l’approccio puramente repressivo e l’istituzionalizzazione della sproporzione tra pene per reati della strada e del potere.
Quello che ci sembra utile allora è cercare di non appiattire la risposta su un uniforme concetto di repressione, ma creare alleanze permanenti di delinquent*, la cui convergenza nella lotta non abbia come orizzonte temporale solo quello prossimo di opposizione al DDL ma che provi ad alzare lo sguardo con alleanze oltre confine e guardando almeno fino al 2026.