Il lavoro non è un gioco

CIO
30 Aprile 2024
primo maggio
corteo

La macchina del consenso verso le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 fa leva anche sullo stereotipo per eccellenza dei grandi eventi: la presunta creazione di posti di lavoro – oltre 22mila nella sola Lombardia, dicono i report delle università meneghine, “arruolate” nella narrazione a favore dei Giochi.

Peccato che l’illustre precedente di Torino 2006 dice tutt’altro: dopo il ricorso massiccio al volontariato nel periodo dell’evento (ma d’altronde, do you remember Expo 2015?), deficit record dopo l’evento che ha compromesso i bilanci pubblici fino a oggi; aumento drastico della disoccupazione; abbandono delle strutture, senza nessun lascito nemmeno nel settore sportivo.

Rispetto a Milano-Cortina cosa possiamo aspettarci?

  • Oltre al reclutamento di lavoro gratuito per la gestione dell’evento vero e proprio, probabilmente tra l* stess+ lavorator* dello sport, consideriamo tutte le attività di turismo correlate – apertura musei, mostre, svolgimento visite guidate e spazi dedicati: su cui già la Milano città-evento sottopaga professionist* del settore per sostituirl* con volontari provenienti da aziende, fondazioni, privato sociale;
  • Vi è poi il lavoro nei tanti, troppi cantieri delle infrastrutture collegate: se l’ex Scalo di Porta Romana e PalaItalia sono due vetrine del lavoro in sicurezza, cosa avviene nel cluster della Valtellina o nei cantieri di Cortina, dove per arrivare pronti all’appuntamento i ritmi di lavoro arrivano a essere h24?
  • In generale, l’aumento del caro-affitti e del vivere che già la prospettiva dei Giochi invernali sta generando colpirà, come già avvenuto per Expo, precariato e lavoro povero che regge il modello Milano - e quindi anche le Olimpiadi - senza avere però il diritto di viverci.

Immaginiamo allora altro: il 60% delle scuole italiane non ha una palestra, il 52% nella “ricca” Lombardia che ospita il mega-evento sportivo; le strutture sportive di prossimità sono in chiusura o in via di privatizzazione, uccidendo di fatto i servizi e l’accesso di base allo sport per tutt*; al tempo stesso, le Olimpiadi accelerano il consumo di suolo, in città e nelle province, mentre garantiscono la costruzione di nuovi impianti di risalita su terre alte già compromesse da un modello di turismo tossico e insostenibile.

Rilanciamo chiedendo che i quasi 4 miliardi di risorse pubbliche attualmente previsti per le Olimpiadi vengano utilizzati per:

  • Investire nelle scienze motorie e nello sport nelle scuole
  • Estendere i servizi sportivi nei quartieri, riconoscendo il lavoro dell* professionist* dello sport e rendendo universale l’accesso;
  • Avviare e sostenere un grande piano contro il dissesto idrogeologico, che potrebbe arrivare a occupare oltre 50mila persone

Fermiamo il lavoro gratuito a beneficio di privati e grandi eventi!

Fermiamo il lavoro!