La nostro vita non è un gioco: manifestazione per il diritto all’abitare la città oltre le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026

C.I.O.
08 Gennaio 2024
appello
Corteo durante il WCCJ

Il 6 febbraio 2026 prenderanno il via i Giochi Invernali Milano-Cortina 2026, un grande evento che coinvolge tutto l’arco alpino, valicando i confini delle Regioni Lombardia e Veneto direttamente coinvolte, estendendosi anche alcune località in Trentino-Alto Adige (ma ci sono anche improbabili ipotesi di recupero degli impianti olimpici piemontesi del 2006 e di spostamenti in località di lusso come Saint Moritz in Svizzera) scendendo giù fino a Milano. In tutti i territori e località coinvolti è già evidente e in atto un impatto negativo in termini sociali e ambientali.

Le Olimpiadi contemporanee si confermano un grande evento il cui scopo reale è massimizzare i profitti e speculare su tutto, anche i beni comuni. Tra questi: le risorse idriche in crisi sulle Dolomiti; la sanità pubblica veneta e lombarda già martoriate da anni di tagli e privatizzazioni che minano il diritto universale alla salute; la montagna, considerata come un parco divertimenti per un modello di turismo già da tempo obsoleto e reso insostenibile dal cambiamento climatico; la città pubblica di Milano, da tempo trasformata in un domino dove a giocare sono interessi immobiliari e finanziari a breve termine, ma con ricadute permanenti sull’accessibilità a diritti fondamentali quali casa, mobilità, salute; il lavoro, sottopagato (quando non sono stage gratuiti) e poco sicuro, nei cantieri e durante l’evento. E infine lo sport: mentre vengono progettati grandi impianti che saranno inaccessibili, in città si chiudono strutture pubbliche e si perde di vista lo scopo che questa pratica dovrebbe avere, socialità e benessere psicofisico per tutt*.

Da questo punto di vista, la vicenda dello Stadio di San Siro o dell’ex Scalo di Porta Romana e del suo Villaggio Olimpico, sono paradigmatiche e indicative del costante processo di spoliazione di terreni e spazi pubblici metropolitani in favore dei grandi progetti di “rigenerazione” urbana. Come mostra lo stanziamento di oltre 30 milioni di euro con previsione di 12mila mq verdi da cementificare per l’eliporto dei “taxi volanti” per ricchi (chiamati “vertiporti”, 150 euro a corsa e impatto ambientale di rilievo) in vista proprio dell’appuntamento del 2026, negli stessi giorni in cui i quartieri milanesi di Isola e Niguarda venivano sommersi dall’acqua del Seveso.

Le Olimpiadi quindi non sono davvero un gioco: rappresentano un grande affare che, raccogliendo la fiaccola da Expo2015, fa da acceleratore a grandi e piccole opere anche non correlate all’appuntamento olimpico e, in particolare a Milano, utili ad alimentare i processi di ulteriore privatizzazione della città attraverso progetti shock in grado di trasformare la geografia sociale e urbana di interi quartieri. Basti pensare a quanto sta avvenendo nel quartiere Corvetto, tradizionalmente popolare, a reddito basso, investito dall’affaire del Villaggio Olimpico. Corvetto è oggi la zona con il maggiore rialzo dei valori immobiliari in una Milano dove il tasso di sforzo dell’affitto sul reddito pesa già per il 43% (record nazionale); dove la bolla immobiliare sta già iniziando a scoppiare a rilento, con la ormai conclamata crisi dei mutui e di un modello proprietario dell’abitare che può sopravvivere solo affidandosi al turismo tossico delle week meneghine e dell’affitto breve. Non solo: i lavori in corso si inseriscono in un altro grande gioco, quello degli studentati che invece di garantire il diritto allo studio diventano ulteriore tassello nella trasformazione della casa in merce e bene finanziario, realizzato con fondi pubblici e (meno) privati ma gestiti dai soliti noti signori dell’immobiliare, destinata in gran parte anch’essa a soggiorni a breve termine.

La nostra vita, però, non è un gioco:

  • non lo è il lavoro iper-precario sempre più esteso che non ci permette di accedere a un affitto privato o cooperativo ormai a prezzo di mercato, né di usufruire degli oltre 10.000 appartamenti pubblici tenuti vuoti da ALER e MM;
  • non lo sono le strade dei nostri quartieri, trasformati in food e social street per turisti e benestanti o dove all’abbandono del pubblico segue come unico destino ineluttabile l’housing sociale per redditi alti e sfratti, sgomberi o espulsione dalla città per le fasce della popolazione più debole economicamente e socialmente.
  • non lo è il trasporto pubblico locale, il cui rincaro è ormai progressivo e insostenibile, mentre la viabilità urbana è diventata per pedoni e ciclisti un lugubre gioco di sopravvivenza in una città che ha già il record di morti in strada ma non trova il coraggio di bloccare cantieri nocivi e l’indiscutibile “diritto” dei milanesi a muoversi solo in automobile;
  • non lo è infine la nostra salute, già minata dal vivere in uno dei territori con l’aria più inquinata d’Europa, con un consumo di suolo ormai insostenibile e un sistema sanitario che nella recente crisi pandemica ha mostrato tutta la sua feroce selettività.

A due anni dall’avvio del grande evento olimpico scendiamo in piazza a Milano, così come in tutte le aree coinvolte, per rompere nuovamente la “pax olimpica”: la nostra vita non è un gioco, il diritto a vivere dignitosamente la città in ogni suo aspetto non è un slogan e lo vogliamo ribadire scendendo in piazza sabato 10 Febbraio in una grande giornata di lotta per denunciare le devastazioni sociali e territoriali che le Olimpiadi porteranno con sé.

Una giornata inserita all’interno di una serie di iniziative e mobilitazioni che si svolgeranno attorno alla data del 6 febbraio, a due anni esatti dall’inaugurazione dei Giochi 2026, e che verranno presentate in un’assemblea nazionale a Milano il prossimo 20 gennaio.